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Da tutto a niente

Identificare una realtà definendo gli spazi

Premessa

All’inizio del mio percorso fotografico, mi sono scontrato fortemente con il fattore location.

Costruivo i miei primi set, più o meno come tutti con amici o parenti, un po’ alla maniera di Antonino Paraggi e Bice.

Interno-esterno

Luce-buio

Della moda e derivati, neanche l’ombra.

Ad ogni modo, la composizione era sempre farcita di dettagli, abitativi o meno, che in qualche modo

dovevano completare la scena, o salvarla, probabilmente più appropriato

Accade che, poco tempo dopo, conosco alcuni ragazzi che tengono un corso di fotografia per neofiti.

Una sera, dal nulla, presso la sala di una biblioteca dove si teneva il corso, allestiscono un mini set, con fondale nero e flash, modella.

Panico

Nulla a cui potessi aggrapparmi, non uno scorcio, non un oggetto, un arredo o una scusa.

Dopo un paio di minuti con la camera in mano e senza aver scattato nulla, lasciai spazio ad altri.

“Non sono in grado” dissi.

Andai a casa, demolito.

Ma fu il miglior calcio nel culo che la Fotografia potesse darmi.

Ne presi altri negli anni a seguire, sia chiaro, ma con più garbo.

Fine premessa

Marc Augé definì con il termine “non luoghi” tutti quei luoghi transitori  privi di una connotazione identitaria.

Un po’ come il limbo , devo l’assenza di tutto, rappresenta forse la forma più ampia di libertà

 

Ciò che imparai, fortunatamente da subito, studiando e osservando i grandi del passato, fu che, la differenza vera, risiede solo nel trovare una propria realtà.

 

A quel punto, tutti i luoghi, più o meno si equivalgono.

Ed il mondo intero se vuoi, può entrare in una stanza

(Nota a margine-La mia l’ho trovata, credo.)